In Italia saranno venduti dai 100 ai 200 mila droni radiocomandati di tutte le misure e prezzi, queste le previsioni nel solo periodo natalizio. Un così alto numero di oggetti volanti presuppone che chi si accinge all’acquisto abbia almeno alcune nozioni sull’uso: i droni non sono semplici giocattoli e, nelle configurazioni più professionali, in taluni casi possono rappresentare un pericolo, se non manovrati bene.
Ecco un utile vademecum per chiunque voglia comprarsi un drone
1 – Non tutti i droni sono semplici da guidare
I droni non sono tutti uguali. Variano il livello di difficoltà, sia in base al software di controllo del mezzo, sia ai sensori inclusi. Quindi non pensate che sia più facile guidare un drone da poche decine di euro rispetto ad uno più costoso.
I droni che si possono definire semi-professionali, con un costo intorno ai 1000 euro (il Phantom 3 ad esempio) sono effettivamente molto più stabili, controllabili e sicuri di quelli da poche decine o al più 100 o 200 euro. Ciò è dovuto alla potenza dei motori e delle batterie, oltre al software di stabilizzazione del drone, ai giroscopi e ai sensori GPS che facilitano il controllo da parte del pilota.
Cosa differenzia un drone di fascia media da uno di fascia bassa sono, sostanzialmente:
- Sensori GPS
- Giroscopio integrato di alta qualità
- Sistema di Return to Home, decollo e atterraggio automatici
- Navigazione per Waypoint
- Return to Home automatico in caso di batteria scarica
- Possibilità di mantenere la posizione o l’altezza (o entrambe) secondo quote predefinite
Bisogna inoltre tenere conto del fattore vento: un drone da 400 euro in su garantisce stabilità dello stesso anche in condizioni di vento moderato, cosa che non avviene con droni consumer.
Differente discorso invece per i droni di fascia alta, che integrano sensori ridondanti, paracadute di sicurezza, interruzione automatica del volo e molto altro. Il fattore di cui bisogna tenere conto è il peso: un drone dal peso di una decina di chilogrammi può essere più difficilmente gestibile dal pilota e se non si conoscono determinate procedure, può rappresentare un pericolo sia per il pilota stesso che per le persone presenti nella zona di volo.
2 – Non tutti i droni sono pronti per volare out-of-the-box
Nel mondo dei droni radiocomandati vi ritroverete in mezzo a diverse sigle, come RTF, BNF e ARF.
RTF è l’acronimo di Ready-to-Fly, pronto al volo.
Sono droni pronti all’uso in pochi minuti, che funzionano con operazioni minime da parte del “pilota”: solitamente dovete inserire le batterie e montare le eliche perchè sia “operativo”.
BNF significa Bind-And-Fly.
Sono quasi completamente assemblati. Sono però forniti senza radio, il che necessita dell’acquisto da parte del “pilota” di comprarne una a parte. Se già ne avete una, ancora meglio, vi basterà comprare solo il drone. Attenzione ai protocolli di comunicazione, non basta soltanto la stessa frequenza operativa, ma è necessario che radiocomando e drone comunichino attraverso i giusti protocolli.
ARF non è l’onomatopea di un cane che abbaia ma sta per Almost-Ready-to-Fly. Sono kit da montare, non sono dotati di radiocomando e sono appetibili per un pubblico di esperti e utenti più navigati.
3 – Occhio al portafoglio: investite bene il vostro denaro
Se volete comprare un drone da 50 euro o un consumer come il Phantom potete saltare questo passaggio. Conviene difatti investire nelle componenti giuste e ciò di cui dovete tenere maggiormente conto sono:
- Il radiocomando
- Le batterie e il caricabatterie
Il radiocomando non risente facilmente dell’obsolescenza e può essere trasferito da un drone all’altro senza problemi. Meglio spendere qualcosa in più prima che dover correre ai ripari in un secondo tempo.
Le batterie rappresentano invece uno dei comparti più importanti e insieme con loro il caricabatterie. Cercare un caricabatterie in grado di caricare tutti i formati è un ottimo investimento.
4 – Drone: per cosa vi serve?
Se volete imparare a volare e siete alle prime armi, vi consigliamo il Syma X5C, con un costo di una 50ina di euro, che è una versione in piccolo dei droni più grandi.
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Per chi invece abbia già dimestichezza con i droni e voglia passare a qualcosa di più serio, il consiglio è di passare direttamente ad una fascia medio-alta, con prodotti come il Phantom 3, il Xiro Explorer o lo Yuneec Q500.
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In mezzo a questi due range di prezzo potete trovare il Flyng 3D X8, un drone da circa 500 euro con molti controlli tipici dei droni della fascia superiore.
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Gli scopi principali per cui potreste acquistare un drone sono i seguenti:
- Divertimento
- Realizzazione di riprese aeree per servizi a clienti terzi
- Drone Journalism
- Aerofotogrammetria
- Ispezione di fabbricati o a terra con riprese dall’alto in alta definizione
Se fate parte di quelli che vorrebbero svolgere le due ultime attività dell’elenco, dove rivolgervi a droni professionali, come il DJI s1000: comprendono diversi sensori e controlli di sicurezza che li rendono quasi perfetti per il riconoscimento ENAC.
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Li potete abbinare con videocamere professionali (reflex di fascia alta) come la Panasonic GH4 o la Canon 5d Mark 3, ma la DJI propone anche il bundle con videocamere acquistabile after market, le Zenmuse, di eccezionale qualità e studiate appositamente per funzionare su droni come il sopracitato S1000.
Per quanto riguarda il discorso riprese, Droni.News affronterà per voi con un articolo a parte i pro e contro di utilizzare le videocamere in bundle o reflex aggiuntive, l’integrazione con i gimbal e molto altro.
5 – Entrate a far parte di una community online
Il dronista non “nasce imparato”. Occorre informarsi, ricorrere ad utenti più esperti per comprendere settaggi del drone, problemi di vario tipo e utilizzo di app dedicate nate per gestire al meglio il drone. Su Facebook trovate una miriade di gruppi dedicati che aiutano migliaia di appassionati a trovare soluzioni a problemi che, senza l’ausilio di un esperto, diventano insormontabili.
Bene, adesso avete le carte per scegliere il vostro prossimo acquisto. E buon volo!